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martedì 1 luglio 2008

LA STORIA DELLA BREAK DANCE

La breakdance (vero nome B-Boying o Breaking) è un ballo acrobatico sviluppatosi ad opera delle comunità afro-americane e latine a partire dal 1968 nel Bronx di New York. La Breakdance nasce musicalmente sui break del dj giamaicano Kool DJ Herc, padre fondatore della cultura Hip Hop.

Storia

Le origini di questo ballo (ovvero, quando è iniziato e il luogo esatto da cui proviene) sono abbastanza incerte, date le tantissime influenze nel corso della sua storia. In generale, per convenzione, la sua nascita viene stabilita intorno alla fine degli anni '60 - prima metà degli anni '70, tra i giovani afroamericani del South Bronx di New York.

Dj Kool Herc, conosciuto anche come il fondatore del movimento Hip Hop, battezzò "B-boys" i giovani ballerini che si esibivamo durante le sue performance musicali. Secondo Mr. Wiggles, la storia della Breakdance si può dividere in 3 fasi.


Oggi ('90-2006) 

Benché la forte popolarità del Breaking sia scemata negli anni 1990, è rimasto comunque un fenomeno tradizionale per il grande pubblico, mantenendo una certa esposizione mediatica, attraverso presenze in film e pubblicità. Per molti entusiasti breaker rimane uno stile di vita, per alcuni, uno sport dove competere in esibizioni e gare annuali di livello sia nazionale che internazionale, tra cui vanno sicuramente ricordati ilThe Notorius IBERedBull BcOne,Battle of the Year e il Freestyle Session. Dal 2002 circa, il B-boying e le danze New Style(volgarmente chiamate Hip Hop) sono tornate alla ribalta in tutto il mondo. Le comunità on-line di b-boy e b-girl sono ormai centinaia e permettono di conoscersi, discutere, osservarsi, scambiare musica in tutto il globo. Oltre alla scena degli Stati Uniti, è venuta alla ribalta la scena tedesca (già famosa dagli anni '90), francese e sud-coreana.


L'Italia 


Il breaking in Italia giunse nei primi anni '80, con l'arrivo di alcune pellicole ormai storiche quali Wild Style e Beat Street. Quest'ultimo racconta la storia di una grande sfida avvenuta al Roxy (locale storico di New York campo di battaglia di numerose sfide) tra Rock Steady Crew e New York City Breakers. Luoghi storici del breaking italiano sono il Teatro Regio di Torino, il Burghy a Milano e la "Longines" in Piazza Piccapietra aGenova, dove per molti anni vi fu un campo fertile notevole per i breaker italiani.

Per quello che si ricordi il primo breaker italiano fu Dj Twice ma il più importante è senz'altro The NextOne (Maurizio Cannavò, 1969) considerato un maestro a livello mondiale e ideatore del Power footwork. Fra i primi della scena italiana ricordiamo inoltre: Emilio e Marcella di Genova membri del Battle Squad (dalla Germania assieme ai fondatori del gruppo Storm e Swift), Shawn, Tony, Michele di Milano, Massimo Colonna a.k.a. Crash Kid di Roma (R.I.P), Eddy J - Begha - Roger - Kaze - Snorky di Savona, Scacio di Mantova, Led di Firenze, Kid Head (Davide) di La Spezia, DC Ace (Carlo) di Pesaro.


Musica 

Poiché l'usurata citazione "break the beat" perdura, la musica continua ad essere ingrediente principale della breakdance. Le canzoni originali che hanno diffuso questa forma di ballo prendono a prestito significativamente dai generi progressivi di jazzsoulfunkdisco ed R&B. La caratteristica più comune della musica per breakdance consiste nei cosiddetti breaks, o compilation formate da campionamenti presi da differenti brani, collegati e concatenati dal DJ, dove il tempo varia generalmente tra 120 135 bpm. Kool Herc è accreditato come l'inventore di questo concetto, più tardi definito breakbeat. La selezione musicale non è limitata all'hip hop, così come altre variabili non sono rigidamente definite. Può essere adattata prontamente in base a gusti diversi (spesso con l'aiuto del remix) su qualunque tipo di musica. Le competizioni mondiali hanno visto fortemente progredire il genere elettronico pesante europeo, e perfino l'inatteso utilizzo dell'opera. Molte teorie esistono sulle origini possibili del termine break, nessuno trova un diffuso consenso. L'autore e musicista David Toop ha presentato la sua versione, in cui il nome deriva letteralmente dai break (pause) nei brani musicali, quando i ballerini si esibivano rapidamente, improvvisando passi di danza. I break diventarono parte consistente delle esibizioni dei DJ dopo l'avvento della tecnica del cutting ovvero l'isolamento e la ripetizione di parti di disco senza supporto vocale.

« The word break or breaking is a music and dance term (as well as a proverb) that goes back a long way. Some [songs], like "Buck Dancer's Lament" from the early 20th century, featured a two-bar silence every eight bars for the break - a quick showcase of improvised dance steps." »
(David Toop)

Nel documentario The Freshest Kids, tuttavia, uno dei pionieri dell'hip hop come DJ Kool Herc propose una diversa ipotesi sull'origine, suggerendo il rapporto tra il termine in slang break ed i complimenti alle qualità esplosive dei breaker. Inoltre lui e i suoi B-boys erano definiti "the boy who BROKE" (il ragazzo che era uscito di testa) poiché, comprando i dischi in doppia copia, passava da un disco all'altro ripetendo la stessa parte musicale, creando i primi Breakbeat.

Ci sono inoltre altri termini che caratterizzano questo stile di ballo, in particolare b-boying o b-girling, utilizzati per la prima volta da Kool Herc che durante le performance ai dischi soleva gridare "b-boys go down!" per invitare i ballerini ad esibirsi. Alcuni suggeriscono che la "'B'" non corrisponda ad una specifica parola, ma ad una serie di parole intercambiabili, come "Boogie", "Bronx," o "Break", o ancora "Breakbeats"

Anche per ciò che riguarda i termini sopra detti, non vi è certezza sull'etimologia ed il dibattito è ancora aperto. Il termine break fu successivamente adattato dai media all'inizio degli anni '80 e largamente accettato dal pubblico.


Vestiario 

Per molti breaker, l'aspetto è un modo per definire la propria identità. Quelli degli anni '80 per la maggioranza indossavano scarpe basseAdidas, Puma, o Fila con lacci elaborati e colorati. Alcuni breaker abbinavano i loro cappelli, le camicie e le scarpe per uniformità all'interno della crew, creando così una sorta di effetto "forza dei numeri". I B-boy inoltre portavano tute di nylon che erano funzionali come pure alla moda. La superficie liscia ed a basso attrito permetteva al breaker di scorrere molto più prontamente sul pavimento rispetto a tessuti come il cotone. I rivestimenti di nylon dei cappucci hanno permesso ai ballerini di effettuare head spins (rotazioni sulla testa) e windmill con relativa facilità. In aggiunta, l'immagine popolare dell'originale breakdancer lo vede sempre coinvolto in performance per strada, accompagnate dall'immancabile boombox (grosso stereo con funzioni radio/musicassetta, detto anche Ghettoblaster).

I b-boy oggi vestono in maniera differente, conservando la costante del vestiario "fresh" (comodo). Assieme alla diffusione del b-boying come forma d'arte dalle città verso le cinture suburbane e verso differenti gruppi sociali, si sono quindi sviluppati diversi sensi per intendere il termine "fresh".


Breakdance: ballo o danza? 

Il Breaking si pone a metà strada fra Danza e Ballo. È un ballo, poiché utilizzato come pratica sociale ed è una danza poiché implica studio e allenamento. Secondo Hugues Bazin (La cultura Hip Hop1999), l'ambiente sub-urbano vissuto dai primi b-boys ha permesso alla Breakdance di ispirarsi alla vita reale per portare avanti la propria ricerca artistica. Poiché nel Breaking vengono reinterpretate pratiche socio-culturali africane, l'elemento rituale è molto forte e ne denota i significati sia estetici sia culturali. La performance di Breakdance, pur sfruttando i luoghi caratteristici dei balli popolari (strade, discoteche, feste private) dimostrano di essere il frutto di una ricerca espressiva.

Influenze sulla cultura popolare 

Sin dal suo inizio, il breaking ha fornito una cultura giovanile alternativa e costruttiva, rispetto alla violenta realtà delle gang urbane. Oggi, la cultura della breakdance è una disciplina notevole che riunisce le abilità di ballerini ed atleti. Poiché l'accettazione e la crescita è centrata esclusivamente sulle capacità che si dimostrano, tale cultura è pressoché esente da distinzioni di razza, sesso ed età, ed è stata accettata e praticata universalmente.

Le Crew Storiche 

Uno dei primi gruppi (crew) a praticare il breaking fu la crew dei Mighty Zulu Kings, voluta da Afrika Bambaataa, che comprese subito le potenzialità del breaking, ed incitò la sua pratica fin dal 1973, anno della loro fondazione. I Mighty Zulu Kings sono tutt'ora fra le più competitive crew al mondo. Detengono il prestigioso titolo di vincitori nel celebre contest Freestyle Session 10th Anniversary (svoltosi il 28 agosto 2007 a Los Angeles, CA).

La Rock Steady Crew è una delle crew più famose al mondo, conta ormai moltissime "rappresentanze" in altri paesi, e contribuì tantissimo allo sviluppo del breaking introducendo nuove e spettacolari moves, tra cui si può citare il Crazy Legs, che deve il suo nome al suo inventore. Nel 2007 ricorre il suo trentesimo anniversario. recentemente con la crew il culto del ritmo si vede spiccare la stella francucci danny alias b-boy danny


Leggende 

Spesso la pericolosità di questa pratica viene accentuata. Così come altre attività strenui, un calcolato rischio di infortunio ovviamente esiste.

Un altro luogo comune è quello di mettere in relazione la breakdance con le sue origini derivate dalle gang. Nella storia di questa pratica, spesso è stata presentata al contrario come una soluzione alternativa al duello cruento tra gang. È meno chiaro se questo è un mito o ha un fondo di verità: alcuni credono che le battaglie di breakdance effettivamente siano state usate per appianare conflitti e che alcuni membri delle gang siano passati dalla violenza di strada al ballo. Altri credono che b-boying non abbia mai avuto la parte di mediatore per le rivalità tra gruppi. L'ultima tesi è sostenuta dall'idea della "Zulu Gestapo" di Afrika Bambaataa e della Zulu Nation.



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